Eh sì. Molti si saranno chiesti che fine ho fatto in questi ultimi mesi di silenzio (ma forse anche no).
Fagocitato completamente dal lavoro? NO…ma non siamo troppo lontani.
Ho deciso di abbandonare il blog per convertirmi alla patata? NO grazie, non voglio vederla manco in foto.
Ho cambiato sesso? NO, anche se ogni tanto penso che avere le tette sarebbe un ottimo upgrade.
E’ successo l’insperabile, l’inimmaginabile, l’imperscrutabile, l’imprevedibile… meno probabile di un’invasione aliena di porno-amazzoni arrapate al seguito di Brigitte Nielsen alla ricerca di Rocco Siffredi durante l’Isola dei Famosi; meno probabile di Signorini che dice a Silvia Toffanin che lei è una completa decerebrata; meno probabile di Vespa che caga sul plastico di Cogne in diretta. Ebbene sì: mi sono fidanzato.
Chi è il poveraccio fortunato? Il ragazzo di cui parlai a ottobre in questo post Innamorarsi dopo i trenta: istruzioni per l’uso. Beh, la cosa si è evoluta e posso finalmente affermare di aver abbandonato lo stato di cronicamente single. E di averlo fatto nel peggiore dei modi, tramutandomi in ciò che ho sempre odiato di più. Non lo avrei mai detto: sono diventato uno delle figure più temibili che rovinano la nostra società, il fidanzatino innamoroso! Come ti rendi condo di essere entrato a far parte di questa terribile cerchia di loschi figuri? Voglio spiegarvelo proprio adesso, perchè si avvicina S.Valentino ed è bene che vi guardiate da chi vi sta intorno e rientra in questa sordida cerchia.
1) Quando state a casa (o peggio ancora in giro) siete un continuo abbracciamento, palpugliamento, prendersi manina-manina, bacino- bacetto…sembrate più inscindibili di un atomo, provocando pessimismo e fastidio nelle persone che malauguratamente si trovano vicino a voi.
2) Sembrate un disco rotto che continua a ripetere improbabili nomignoli: patato, micino, muso, musetto, prosciuttino, topolino, amo, ‘mo, ‘more, fringuellino, pisello, pisellone, stupendissimo, patatosolo, … e chi più ne ha più ne metta. Mi si è talmente deformato il cervello che ormai l’altro giorni per sbaglio ho chiamato il mio capo “patato”. Non ho mai visto un’espressione così perplessa sul suo volto. Per fortuna ho ancora un posto di lavoro.
3) Sostituite gli otto vodka lemon del venerdì sera in disco con un dvd di un film di Almodovar o di Cristina Comencini a casa (ma perchè una volta quando ero single mi mettevano così tanta tristezza e ora no?).
4) Riscoprite il piacere di uscire con i vecchi amici che sono in coppia da tempo e che per anni avete evitato come le svendite dell’Oviesse con le scuse più creative perchè non erano divertenti. Li trovavate noiosi.Ora anche voi siete come loro agli occhi dei single, sappiatelo.
5) Prima di confermare un appuntamento, un programma o un impegno dite: “Devo parlarne col mio fidanzato”. Sì sì… un po’ di onestà, se avete voglia di fare una cosa direste subito di sì anche se fosse illegale!
6) Vi capita di programmare quando farete sesso. Non sempre logicamente, ma qualche volta dite al vostro lui: “Lo facciamo domani invece di stasera che ho sonno?”. E’ solo un ricordo quando uscivate come dei veri esploratori nel week-end conquistando molteplici prede in una sera sola.
7) Cominciate a fare sempre meno cose da soli. Ormai tutto si fa in due: si smette di fumare, ci si iscrive in palestra, si adotta una nuova crema allo iacido ialuronico…insomma, tutte le cose che contano davvero.
Non vi dico in quali e quante di queste sette mi ritrovo 😉
E così, dopo lunghissimi anni di singletudine, ho ricominciato a scoprire i romantici orizzonti della vita verso i quali ogni giorno camminano mano nella mano i fidanzatini innamorosi. Durerà? Speriamo!
Comunque, giusto per la cronaca, esser fidanzato non vuol dire necessariamente che la vita sia più noiosa e quindi non ho più nulla da raccontare qui..è solo che sono ancora in quella fase in cui il mio tempo libero lo passo sempre stampato come un adesivo sul mio fidanzato, quindi ho poche occasioni per scrivere sul blog.
Sono felice. Vi assicuro che le avventure non finiscono anche da fidanzato…ma va beh…proverò a raccontarvele senza annoiarvi troppo se ne avrete voglia. E per concludere con un tocco di trash…posso dire che adesso non sono più da solo, ma siamo in due. Come cantava quella vecchia saggia di Ivana Spagna.
Buona notte!
Pensavate che il limite del trash lo avesse raggiunto Simona Ventura nello spot di Pittarosso? Pensavate che dopo circa vent’anni dal jingle “Falqui, basta la parola!“ nessuna pubblicità potesse far tornare a parlare il piccolo schermo in modo così fine e poco allusivo dell’attanagliante problema della pigrizia intestinale? Immagino la risposta che vi state dando sia “Sì, pensavamo il peggio fosse passato”. E invece vi sbagliate. Perchè oggi c’è EvaQ. Dal nome potrebbe sembrare tante cose…e invece è proprio quello che non vorremmo che fosse, un lassativo.
Partiamo dal nome: EvaQ. Sembra il nome di una eroina dei fumetti, probabilmente la cugina affetta da meteorismo di Eva Kant, la compagna di Diabolik. Quella che alle elementari era sempre seduta da sola nell’angolo perchè nessuno voleva starle vicino per via dell’aspetto poco accattivante e della pancia sempre un po’ gonfia.
I latini dicevano Nome Omen, cioè nel nome sta scritto il nostro destino oppure le caratteristiche della nostra persona. EvaQ è la dimostrazione che tale detto vale ancora nel 2014: perchè il nome di tale fanciulla non è altro che l’inizio della parola Evacuare. Sì, esatto…nel senso di espellere dall’intestino. Per mascherare (ma non troppo) questa inevitabile associazione mentale, i geni del marketing che hanno partorito tale prodotto hanno pensato di attribuirgli nello spot caratteristiche antropomorfe. Per non cadere nella banalità la scelta è stata quella di rendere Eva-Q una simil-eroina pesudo-figa, perchè magari se è figa nessuno non che stiamo parlando in realtà di un lassativo. Che lo spot abbia inizio!
Musichetta in stile Charlie’s Angels. La nostra EvaQ compare dall’ascensore coperta da una tutina bianca aderentissima che, dalla cinta in su, è dotata di bollicine scopiettanti che nemmeno Lady Gaga oavrebbe mai il coraggio di indossare (il messaggio subliminale ci suggerisce che si tratta di un prodotto effervescente). EvaQ si incammina con decisione verso una porta, che scopriamo subito essere la porta del bagno. Da qui esce la vittima che la nostra eroina deve salvare: una poveraccia che è rimasta chiusa lì dentro da due ore per via di un implacabile blocco intestinale.
A questo punto arriva il momento della spiegazione scientifica: EvaQ è la supposta effervescente contro la stitichezza che nel giro di soli 10 secondi stappa qualsiasi punto del tuo intestino sia otturato come non riuscirebbe nemmeno a fare mastro Lindo Idraulico Liquido con tutta la sua montagna di muscoli (questo momento della spiegazione è accompagnato da un’immagine che non lascia nulla al caso dove si mostra la supposta che entra nell’ano per poi disciogliersi rapidamente).
A questo punto la nostra nuova eroina apre il suo tablet (un tablet?!) dove compare la scritta Missione Compiuta! Scusate ma sono idiota io o questa è davvero una grande cagata? E scusate il gioco di parole.
Vi ricordate Suor Cristina? Quella che ha vinto The Voice, esatto. Ha lanciato un video in cui canta Like a Virgin di Madonna. In questo post spiegherò la genesi di questa scelta, secondo il mio personalissimo e inutilissimo parere.
PERCHE’ SUOR CRISTINA HA SCELTO LIKE A VIRGIN?
Visto che non se la filava nessuno e ormai non le facevano più cantare nemmeno l’Ave Maria sotto la doccia, tra un rosario e l’altro la suora ha pensato: “Se voglio che qualcuno mi caghi adesso che sto per lanciare il nuovo album devo fare una stronzata, ma una stronzata davvero grande… ad esempio: stracciare la foto del Papa! Uhm…no, quello lo ha già fatto Sinead O’Connor. Allora cosa potrei fare? Mettermi un pipistrello vivo in bocca invece dell’ostia durante la Comunione…uhm, no, nemmeno questo, ci ha già pensato Ozzy Osbourne. Com’è difficile avere un talento mediocre e voler diventare famosi! E pensare che credevo bastasse fare la scuola di musica di Claudia Koll per arrivare da qualche parte…“.
Dopo lunghe meditazioni notturne e confronti coi peggiori discografici calabresi, l’illuminazione divina è arrivata nella testolina di Suor Cristina: “Farò una cover di uno dei personaggi che negli ultimi trent’anni ha preso di più per il culo la Chiesa e i suoi simboli per trarne profitti e visibilità mediatica: Madonna! Ma sarà sufficiente? Forse no… ormai ha ripulito un po’ troppo la sua immagine… forse dovrei scegliere uno dei suoi brani più controversi… ma certo! Canterò Like a Virgin, è una delle canzoni che hanno fatto la storia della musica pop. Con quella faccio il botto sicuramente!“.
POCHI GIORNI DOPO….ECCO IL VIDEO
Logicamente l’eco mediatica non si fa attendere, addirittura la stessa Madonna spara un paio di tweet, il primo in cui insinua in modo molto sotto le righe l’ipotesi di plagio “#bitinghard”, il secondo più in stile “volemose bene!”. In Italia tutti i siti, blog e giornali ne parlano.
Ma non finisce qui, l’instancabile suor Cristina, compresa la grande stronzata fatta, si giustifica in un’intervista rilasciata all’Avvenire (il giornale della Chiesa) quando le chiedono “Ma perchè caz… hai scelto proprio questa canzone?“, lei candidamente risponde : “L’ho scelta io. Senza nessuna volontà di provocare o di scandalizzare. Leggendo il testo, senza farsi influenzare dai precedenti, si scopre che è una canzone sulla capacità dell’amore di fare nuove le persone. Di riscattarle dal loro passato. Ed è così che io ho voluto interpretarla. Per questo l’abbiamo trasformata dal brano pop-dance che era, in una ballata romantica un po’ alla Amos Lee. Cioè a qualcosa di più simile a una preghiera laica che a un brano pop.”
Ok. allora cara suor Cristina, ti riporto io alla realtà: c’è solo una e una sola interpretazione corretta del brano Like a Virgin, quella che viene data nelle Iene da Quentin Tarantino. Non l’hai visto? Non ci credo… ad ogni modo basta guardare il video qui sotto, così te ne rendi conto. Allora aspetto con Ansia il tuo nuovo video, magari una cover di Papa don’t Preach. Magari anche di quella nessuno aveva capito il vero senso…
Innamorarsi dopo i trenta è possibile? Sì. O almeno credo. Una cosa l’ho capita: di sicuro succede in modo diverso rispetto a quando hai vent’anni. Questa, per quanto banale, è la conclusione a cui sono arrivato stasera dopo diversi bicchieri di champagne bevuti con una delle mie più care amiche confrontandoci su cosa ci sta succedendo superata irrimediabilmente la soglia dei 30.
Ora mi spiego meglio.
Nell’ultimo mese e mezzo non ho più scritto sul blog le mie vicende amorose perchè non ho avuto tempo. Ma di cose ne sono successe. In breve: ho conosciuto a inizio settembre un ragazzo molto carino al Mono (=locale gay milanese). Lui mi rimorchia con la banalissima scusa “Hai da accendere?” e attacca subito bottone. Chiacchieriamo qualche minuto, ma dopo un po’ con i miei amici decidiamo di spostarci al Chiringuito (= altro locale gay milanese poco distante dal Mono). Lui mi segue a breve là coi suoi compari. Continuiamo a conversare amabilmente, io sono già arrivato a un livello di vodka lemon socialmente poco accettabile. Scatta il limone. Ci scambiamo il numero.
Quando mi alzo il giorno dopo è black out. Gli scrivo, facendo presente che non ricordo il suo nome e nemmeno tutto quello che ci siamo detti. La sera ci si incrocia nuovamente al Mono, io sono di fretta perchè devo andare a ballare coi miei amici. Ci salutiamo velocemente. Vado in disco. Ci risentiamo a fine serata su Whatsapp. Ci ribecchiamo. Quattro chiacchiere su una panchina. Limone duro. Lo invito a casa mia. Dorme da me. Da qui inizia una frequentazione che va avanti per settimane.
Qual è il punto?
Lui è carino, dolce, mi riempie di attenzioni. Mi piace. Ma non provo quel trasporto che ho sempre provato fin dal primo istante in cui incontravo qualcuno che mi piaceva fino a qualche anno fa. Una volta mi bastava uno sguardo e nella mia mente la sentenza era chiara: questo è l’uomo della mia vita. E’ perfetto. Non voglio avere che lui. Non c’è nessun altro che mi farei.
Adesso non mi capita più. Quello che sento adesso è qualcosa di differente. Usciamo. Quando lo vedo arrivare da lontano tra me e me non posso fare a meno di pensare che sia davvero carino. Mi fa ridere. Ci capiamo. Però manca quella sensazione viscerale che mi prede allo stomaco. Eppure sto bene. Sono contento.
Già dopo un paio di settimane lui mi fa un discorso chiaro: se vuoi che ci vediamo, non voglio che tu esca con altre persone. Il discorso mi spiazza. Se non siamo insieme (e io non voglio mettermi insieme a lui al momento), perchè dovrei rinunciare a tutti gli altri? Allora che senso ha? Sta di fatto che io non sto vedendo nessun altro ma al tempo stesso non mi sento pronto per una relazione stabile. Glielo dico. Sono sincero.
Continuiamo a vederci. Sempre. Quasi ogni sera dormiamo insieme o da me o da lui. Durante la giornata penso a lui. Però manca ancora quel nodo attorcigliatissimo allo stomaco che mi spremeva l’anima una volta quando mi innamoravo.
Ma allora cosa vuol dire? Sto bene con lui, ho voglia di vederlo, ma perchè non mi succede quello che mi capitava una volta? Forse è solo che voglio avere qualcuno di fianco? O forse semplicemente quando diventi grande i sentimenti non nascono in modo impetuoso ma crescono mano a mano che conosci una persona per poi farti ritrovare innamorato dopo qualche tempo?
Parlandone con la mia amica anche lei mi dice che le sta capitando la stessa cosa. Sarà che a trent’anni cerchi qualcosa di più del colpo di fulmine o che forse semplicemente il colpo di fulmine non arriva più e scopri un nuovo modo di innamorarti. La conclusione potrebbe essere questa. Oppure forse mi capiterà di prendermi ancora una sbandata per un ragazzo e rivivere tutto come una volta. Forse quello che sto vivendo è solo un innamoramento a metà e me ne renderò conto tra qualche tempo.
Alla fine il titolo del post era un po’ ambizioso: di sicuro non sono io quello che può spiegare come ci si può innamorare dopo i trenta. Sarà che sto cercando il principe azzurro di cui innamorarmi perdutamente per sempre. Ma ad ogni modo, fino a quando questo non succederà, va bene anche sbagliare con tutti quelli che poi forse il principe azzurro non lo sono.
Ok, me lo ero perso quando è successo quasi un mese fa. Ma che dire? Si vede che Valerio Scanu travestito da donna ci si trova proprio bene. Un po’ Alien un po’ Anna Oxa, ma alla fine è stato bravo.
Per vedere tutta la perfomance, CLICCA QUI.
Per quanto super Simo mi manchi un sacco in TV, avrei potuto tranquillamente fare a meno di vederla in questa sua performance zoppicante.
Volevo ripescare la sua esibizione di tanti anni fa quando aveva imitato lo spogliarello di Demi Moore al David Letterman show, ma in rete non ce n’è traccia. Allora mi consolo con l’originale…
Scrivo un post solo per avvisare chi mi sta scrivendo via mail che sono vivo… è solo che questo settembre mi sta prosciugando. Troppo lavoro… e forse un semi-fidanzato nuovo a cui badare. Spero di riuscire a raccontarvelo nei prossimi giorni!
Nel frattempo mi cospargo il capo di cenere e con umiltà mi nascondo nel cassonetto dell’immondizia per scusarmi di questa lunga assenza. Buona serata!
Primo giorno di ufficio e già ho superato le 11 ore filate di lavoro saltando la pausa pranzo. Si ritorna alle vecchie abitudini. Sto meditando su come sarà il mio ingresso domani in ufficio … qualcosa del genere insomma…
Domani parto, volevo quindi scrivere un post di saluto per augurare buone vacanze a chi sta partendo come me e per offrire qualche minuto di una sana lettura a chi invece rimane qui. Anche lo scorso anno lo volevo fare ma poi non ho avuto il tempo e mi son fatto perdonare a fine agosto con Gli uomini più belli dell’estate 2013 in costume: combattiamo così lo stress da rientro.
Questa volta ho pensato di dedicare il post di buone vacanze a un ragazzo che è entrato nella TOP 5 dei miei sogni: il calciatore Claudio Marchisio. Per settimane ho continuato a rimanere ipnotizzato mentre andava in onda la pubblicità di uno shampoo di cui fa da testimonial. E’ tanto fikello da non sembrare nemmeno vero.
Ed ecco quindi alcune gallery per conoscerlo meglio. Partiamo da alcuni primi piani.
Tempo di lettura: minimo 45 minuti di contemplazione per ogni foto.
E poi passiamo a una foto gallery di Claudio Marchisio in costume al mare o comunque semi-nudo sul set della campagna per l’intimo di Dolce&Gabbana, anche se in quest’ultimo caso devo dire che le foto non gli rendono del tutto onore. Ad ogni modo…buona visione e buone vacanze!
Ci sono alcune cose che continuo a ripetermi di non fare perchè vanno contro qualsiasi regola di buon senso ma che, puntualmente, faccio. Giusto per citarne alcune:
Ma soprattutto: non prenderti una sbandata in vacanza! Perchè io sono un veterano in questo genere di faccenda. In genere ogni estate mi regala qualche amore impossibile in un’altra città, paese, continente,… più sono lontani e più è irresistibile l’attrazione che scatenano in me. E io ci casco, almeno fino a ottobre o novembre. Poi si torna più o meno alla normalità, con qualche ferita da leccare però.
Quest’anno pensavo di essermela cavata, almeno nella prima parte delle ferie. Sono stato via infatti con amici in una cittadella del Nord Est per qualche giorno di pre-vacanza prima di fare il viaggio vero e proprio al mare che mi aspetta tra un paio di giorni. Nonostante il tempo orribile con pioggia, ho passato dei bei momenti. Anche se negli ultimi giorni l’aria vacanziera mi ha provocato un enorme scarica ormonale da adolescente che ho sentito l’esigenza di placare sondando ogni chat – scrutando lo schermo del telefono con tanto di espressione allupata e lingua di fuori in stile fantozziano – per scovare qualche autoctono degno di un’uscita insieme. Ma sfortunatamente l’offerta locale era poco generosa….almeno fino all’ultima notte.
L’ultima sera infatti mi contatta su Grindr un ragazzo che vive a circa mezz’ora di strada da dove mi trovo. Sono a cena fuori con amici. E’ appena arrivato l’antipasto. A differenza delle consuete dinamiche da chat kilometriche, prima di arrivare alla fine della pizza ci siamo già accordati per vederci. Il programma è semplice: io non ho la macchina nè un posto dove ospitarlo, quindi lui viene dove mi trovo io, facciamo due passi e poi si troverà un escamotage per avere un po’ di privacy e spingerci un po’ oltre, se ci si piace logicamente.
Passa circa un’ora. Arriva puntuale come un orologio. Mi scrive che sta parcheggiando sul lungomare. Lo raggiungo. Ci presentiamo. E mi è subito chiaro dalla prima occhiata quanto sia davvero carino e quanto io lo voglia. Occhi scuri con un taglio particolare, bei lineamenti, asciutto ma spallato… l’ormone sale insomma e come al solito – mentre nella mia testa in sottofondo sento le note di Bello Impossibile di Gianna Nannini – mi sto già immaginando dopo i primi trenta secondi quando andremo a vivere insieme, di che colore compreremo l’auto, se mi dirà ti amo stando seduti a cena in un bel ristorantino a Parigi o a New York… insomma, i classici filmoni mentali che mi faccio quando vedo uno che mi piace fin dal primo istante.
Facciamo due passi, anche se sinceramente mi sarei gettato direttamente su di lui come farebbe una teenager su una borsa in saldo al 70% da H&M. Si tratta di un tipo timido, ma molto maschile, simpatico e diretto. Riesco a farmi raccontare qualcosa in più da lui. Ha tre anni meno di me, lavora e sta finendo di studiare nella sua città, al confine tra Veneto e Friuli. Ha iniziato ad avere esperienze gay solo da un paio d’anni e mi dice di essere è molto riservato, non ha mai frequentato molto i locali ma adesso vorrebbe provare per conoscere gente, dato che nel posto in cui vive di opportunità di fare nuove conoscenze ce ne son ben poche.
Il fatto che lui sia timido non mi fa capire se gli piaccio o no, quindi provo a intuire dai suoi gesti e dalle sue risposte se sto perdendo tempo o se c’è qualche speranza.Visto che mi sembra un po’ rigido gli propongo di berci qualcosa. Lui inizialmente mi risponde che va bene. Ma poi dopo nemmeno un minuto però aggiunge: “Anche se avevo capito che il programma fosse un altro”. Io lo guardo con espressione un po’ sorpresa e gli chiedo: “Cioè?”. Lui arriva al punto: “Avevamo parlato di sex o sbaglio?”. Io rispondo splendidamente “Se vuoi farlo ok, dove andiamo?”, quasi come se gli stessi facendo un favore, e intanto sopprimo un urletto di gioia che sento salirmi dallo stomaco su su fino alla bocca. Obiettivo centrato quindi, anche se la sua uscita così schietta un po’ mi ha sorpreso.
Andiamo alla sua macchina e ci mettiamo alla ricerca di un posto dove poter stare tranquilli: spiaggia, bosco, molo, parcheggio,… Setacciamo tutti i posti nel circondario ma nessuno sembra adatto perchè c’è gente in giro. Poi arriva la soluzione: il retro del cimitero. Cosa di più romantico d’altra parte?
Giungiamo alla meta. Mi sembra di essere tornato indietro di almeno sette o otto anni, quando non avevo un posto dove stare e mi capitava di farlo in macchina.
Ma la cosa non mi turba, anzi… sarà il clima vacanziero, sarà l’estate, sarà il cielo con una luna enorme oppure il fatto di avere a pochi centimetri da me un ragazzo davvero bello e pure piacevole, gli attimi che mi separano dal momento in cui finalmente l’attesa giungerà al termine mi sembrano infiniti. Parte un mega limone. Nel giro di pochi minuti ci ritroviamo nel retro dell’auto avvinghiati con la metà dei vestiti. Tutto procede per il meglio… senza ma e senza però. Tutto procede per il meglio…e basta.
A performance conclusa mi dice “E’ stato davvero bello”, gli confermo che la stessa cosa vale anche per me. Mi chiede se gli ricordo come mi chiamo perchè mi aveva salvato solo come “Tipo di Milano” sul telefono e quando ci siamo salutati a inizio serata io non avevo detto il mio nome. Mi dice che vorrebbe tenere il mio numero, non si sa mai … potrebbe capitare a Milano. Gli rispondo che mi farebbe piacere e che tra l’altro potrei anche ospitarlo.
Mi chiede a che ora sarei ripartito il giorno dopo per capire se c’è la possibilità di un secondo incontro, ma sfortunatamente in prima mattina so che sarò già in auto. Insomma, apparentemente potrebbe sembrare che alla fine gli piaccio, penso tra me e me, visto che mi chiede il numero e dice di esser stato bene. Chiacchieriamo ancora un po’. Si è fatto tardi. Mi riporta dai miei amici. Quando scendo dalla sua auto mi sento camminare a un metro da terra e avrei già voglia di rivederlo.
Il giorno dopo mi alzo, dopo un paio d’ore sarei dovuto ripartire per rientrare a Milano. Guardo il telefono per vedere se mi ha scritto e sento già i primi sintomi della sindrome del non mi richiama (ne avevo parlato qui La sindrome del “Non mi richiama”: sintomi e cura). Prima di partire gli scrivo un messaggio, una cosa molto neutra per commentare l’ennesimo giorno di pioggia. Dopo lunghissime ore di attesa in cui vedo tutti i miei castelli in aria sgretolarsi lentamente di fronte alla dura realtà, arriva finalmente una sua risposta in serata. Ci scambiamo ancora qualche messaggio un po’ di cazzeggio. Vorrei dirgli che mi piacerebbe riaverlo subito qui a Milano quando rientro dalle vacanze a fine agosto. Ma mi trattengo, almeno per ora. Ho deciso che ci penso e vedrò se valga la pena rischiare e invitarlo o meno… ma più penso a lui e più mi ripeto che sia davvero carino. Ma sarebbe così folle chiederglielo dopo esserci visti solo per un paio d’ore?
E poi….vale la pena tentare di trascinare una sbandatella estiva oltre le vacanze sapendo che non c’è speranza e che rischio di rimanerci male?
E soprattutto: perchè quelli che mi piacciono sono sempre così lontani?
Se mi venisse mai in mente una risposta sensata ad almeno una di queste tre domande ve lo farò sapere…
Ebbene sì, stiamo parlando del mestiere più antico del mondo. Una volta per trovare un/una escort dovevi andare in locali particolari o per strada, dovevi sfogliare gli annunci su qualche rivista oppure ancora guardare il televideo (ma esiste ancora?). Adesso è tutto molto più semplice con siti e app varie. Mi è capitato di pensarci un po’ in questi giorni.
Non so quante volte infatti sia capitato anche a voi di dare un’occhiata su Grindr a chi ti sta intorno e logicamente l’unico fichello è proprio un escort. Se hai intenzione di rendere il sesso il tuo business, su Grindr, Hornet, Bender, GayRomeo e chi più ne ha più ne metta basta pubblicare il proprio profilo illustrando le tue intenzioni e il gioco e fatto.
Poi ieri incappo in Escortbook (www.escortbook.com), un servizio che permette di crearti gratuitamente e in pochi minuti un sito perfetto se hai deciso di darti a questa appassionante professione, che ormai sembra quasi una cosa di cui vantarsi da quando Berlusconi ha sdoganato le olgettine, il bunga bunga e Ruby Rubacuori.
E mi sono detto: ma è davvero così semplice quindi crearsi una vetrina per diventare un escort? E come si fa ad avere successo se vuoi fare l’escort?
Dall’alto della mia completa inesperienza, dopo aver passato 30 lunghi secondi a sbirciare qualche profilo, ho deciso di dispensare cinque consigli che vi aiuteranno se rendere felice il prossimo (a pagamento) è la missione della vostra vita.
Magari con qualche lettera a caso (k,y,j,w x) che permette di fare sognare chi lo legge, anche se poi in realtà sei di Carugate o Sesto San Giovanni e tua mamma ti ha cresciuto a parmiggiana e lasagne.
Per le donne vanno molto di moda: Alynda La Lunga; Kamelia; Vyoletta; Anjelica; Karina, Phamelhah… tutti nomi che possono far credere che tu sia mulatta con gli occhi verdi oppure bionda come la sorella meno famosa di Victoria Silvstedt, poi se in realtà sei più nana e mediterranea di Giusi Ferreri non è un problema.
Per gli uomini di solito funzionano meglio i nomi dall’eco spagnoleggiante affiancati a riferimenti su dimensioni e ruolo sessuale: Carlos; Mark Top; Julio XXL; Lucio Sempre Duro,…
Perchè è importante soddisfare proprio tutti, quindi semaforo verde alle perversioni più indicibili:
Questo funziona soprattutto se sei un uomo: se ti spacci per un travestivo o stai compiendo la transizione uomo-> donna avrai sempre la fila fuori dalla porta, per lo meno fino a quando rimani equipaggiato di pene. Non so perchè,ma come si dice: de gustibus … l’addizione seno + pene ha come risultato un successo assicurato.
Attrezzati di tante tante tante foto. Meglio privilegiare quelle “vedo non vedo” che incuriosiscono, dicendo che ai potenziali clienti interessati che mostri il resto in cam, così è più facile scremare i cazzoni che voglion solo perder tempo. Ad ogni modo, l’importante è la scelta di scatti che valorizzino al massimo il tuo sex appeal!
Non dimenticarlo mai: tu sei super super super sexy e tutti ti desiderano. Ricordatelo soprattutto quando poi incontri i tuoi futuri clienti, perchè se ci credi tu ci cascheranno pure loro… esercitati allo specchio per trovare il tuo sguardo più sexy e sfoggialo come se fosse la tua arma segreta quando arriva il momento dell’incontro. Nessuno potrà resisterti!
Che altro dire? In bocca al lupo!
Un ciuffo di peli biondi che mi ricorda lo stile Barbie Raperonzolo di cui ho parlato nel post Come radersi i peli pubici per un uomo: quattro stili. Questo è la roba che sbuca fuori dall’accappatoio nella presa per il culo parodia di Giulia Ottonello, ex vincitrice di Amici (tra l’altro una delle più brave di sempre a mio avviso che logicamente nessuno si caga più), in risposta al video in cui Laura Pausini rimane senza mutande sul palco (in maniera palesemente voluta).
Ci sono cose che nessuno di noi vorrebbe mai vedere. Un proprio caro che soffre. Un bambino infelice. Un mendicante in difficoltà. E poi c’è qualcosa di peggio, inimmaginabile. Come la patata della Pausini che si intravede mentre canta sul palco senza mutande. Però il suo commento in spagnolo le fa guadagnare un milione di punti “Chi ha visto ha visto, tanto c’è lo come tutte le altre!”. Su questo non ci scommetterei però…
Era da un po’ che volevo scrivere di questa app creata da una start up che mi ha contattato per farmi sapere della loro esistenza e per chiedermi di dire la mia: Milano Gay Life www.milanogaylife.com/it. In effetti prima non ne avevo mai sentito parlare ed è stata una piacevole sorpresa.
In genere eccetto le solite serate gay che tutti conoscono, è difficile rimanere sempre aggiornati su eventi e locali che fanno qualcosa, a meno che non sei già in giro e parli con qualcuno o incontri i soliti pr milanesi tutti simpatia, canottiere e brillantini.
Devo ammettere che questa app risolve il problema perchè è sempre aggiornata con gli appuntamenti giorno per giorno che uno può tenere d’occhio, soprattutto se è a Milano di passaggio o non conosce molto la scena gay.
Non condivido molto la scelta all’italiana di non includere cruising e club privati, la solita ipocrisia del nostro paese: è assurdo non metterli considerando che tanta gente ci va e che soprattutto, se l’app nasce per dare informazioni su cosa si può fare a Milano, dovrebbe includere anche questo genere di cose (dato che poi la gente le cerca). Ma non voglio fare polemica, so che se n’è già fatta tanta leggendo questo articolo del Fatto Quotidiano e le parole di Rosaria Iardino simpatia portami via.
Di sicuro un bel miglioramento sarà quando dall’app potrai scaricare riduzioni e buoni sconto per le serate dei locali (mi sembra che forse al momento ci sia solo qualcosina). Auguro tanto successo a chi sta lavorando per farla funzionare e spero che presto possa estendersi ad altre città.
Quindi mi sento di consigliarla, ma soprattutto mi chiedo: tra quelli che lavorano nella start up che l’ha creata ci sia qualche fichello??? Dai ragazzi … metterete le vostre fotine come fanno i fondatori di Scruff!
Visto che qualcuno è stato così carino da scrivermi via mail per chiedermi se poi il tassista fichello di cui ho parlato in Cercasi taxi disperatamente mi abbia mai richiamato, ho deciso di utilizzare delle gif animate per rendere pubblica la risposta a tale domanda… rullo di tamburi, la risposta è:
… e di conseguenza la mia prima reazione …
… seguita dal mio consueto stato d’animo…
Ma la vita è bella e piena di speranza, ci sono così tanti altri tassisti a Milano…
Era da un po’ che volevo tornare sull’argomento “trombachat per gay“dopo aver scritto Chat e app gay: perchè usarle? Perchè sì. Io consiglio Scruff, ed eccomi qui. Voglio parlare infatti di due app per incontri: una esclusivamente gay, Hornet; l’altra invece prevalentemente per etero ma usata anche dai gay (non ce ne facciamo sfuggire manco una!), Tinder. Oggi parlo della prima.
Penso di averla scaricata già da parecchi mesi e posso dire senza problemi che tra le varie app gay – Grindr, Bender, Scruff,… – è la migliore per diversi motivi:
1) E’ veloce e non si impalla quasi mai, a differenza ad esempio di Grindr che è lento e ogni due per tre mi si inceppa. L’unico limite è che non funziona bene se non son collegato al wi-fi.
2) Puoi caricare tante foto nel profilo pubblico e in quello privato. In questo secondo caso basta un click per richiedere a un tipo che ti interessa di sbloccarti quelle private. L’inconveniente è che un sacco di gente – anche quelli provenienti dal pianeta Monsterland – chiedono di vedere le tue foto private senza nemmeno dirti prima ciao. Nel mio caso le foto private non sono hot, ma molti riservano le più insolite sorprese. Sempre in quanto a foto, il limite è che se hai avviato una chat con una persona e vuoi inviare un’immagine lì, in genere viene visualizzata senza mantenere bene le proporzioni o alcuni pezzi rimangono tagliati.
3) Puoi vedere mooolti più profili rispetto a Grindr e Scruff. Inoltre, passare dal profilo di un ragazzo a quello successivo è comodissimo, basta far scorrere a sinistra l’immagine.
4) Puoi anche decidere di visualizzare i profili di altri paesi e città, cosa comodissima se stai per andare in vacanza o all’estero in viaggio. Questo permette di farlo solo Scruff oltre ad Hornet. Inoltre puoi anche scegliere di vedere i profili di iscritti nuovi.
5) Su Hornet c’è molta gente, però non vi aspettate di trovare facce tanto diverse da quelle delle altre chat. La mia impressione comunque è che Grindr rimanga l’app con più iscritti in assoluto, almeno in Italia, mentre Scruff si distingue dalle altre perchè è più usata dai bear. Poi va beh…arrendiamoci al fatto che tanto i gay intorno a noi sempre quelli sono, abituiamoci a fare conoscenza con i nostri vicini di casa che è meglio.
Grindr sta rilasciando diversi aggiornamenti per stare al passo e devo ammettere che nell’ultimo anno è migliorata parecchio, però a livello di comodità e funzionalità è ancora un pelino indietro rispetto a Hornet.
Che altro dire? Trovate tutte le info per scaricarla sul vostro telefono qui: http://gthrnt.com/
Buon divertimento!
Cosa ci posso fare? A me William Belli fa troppo ridere…soprattutto in questo video in cui prende in giro quelli che si fanno le foto al b… del c… e poi le mandano in chat.
Bellissimo video dei Basement Jax, che per il loro nuovo pezzo si immagino il robot del futuro abilissimo nel twerking. Cos’è il twerking? E’ la mossa che fai ballando quando scuoti su e giù il culo. Ma sì…se vedete il video capite subito!
Ieri sono uscito con un ragazzo conosciuto tempo fa su Grindr. Mi era sembrato subito intrigante dalle foto, non il classico belloccio, ma sicuramente piacevole. Dopo più di un mese di vicendevoli inseguimenti finalmente siamo riusciti a vederci. Come mi piace fare d’estate (ne ho parlato lo scorso anno nel post Primo appuntamento: dimmi come mangi il gelato e saprò se sei quello giusto), l’ho invitato a prenderci un gelato.
E’ un bel manzotto: ben messo fisicamente, occhi scuri e profondi, carnagione olivastra, un naso irregolare da pugile (amo i nasi così) e i capelli rasati (quel tipo di rasatura che si fa chi si è arreso alla perdita parziale di capelli ma che comunque non è brutta da vedere), maschile, dai modi posati e tranquilli. Fa un lavoro serio (robe noiose…tipo banca o assicurazione).
Ci siamo seduti in una panchina vicino a Porta Venezia e abbiamo fatto quattro chiacchiere. Diciamo che gli argomenti di conversazione non sono stati molto “ordinari”. Siamo partiti bene parlando dei rispettivi lavori, ma presto il tema si è spostato (non chiedetemi come) sul successo che hanno i trans e le marchette gay a Milano e poi la grande diffusione coppie gay aperte. Non che sia un argomento taboo, ma in genere ti aspetteresti qualcosa di più tradizionale per un primo appuntamento… non dico che dobbiamo parlare solo dei rispettivi segni zodiacali o del nostro colore preferito, ma tra questo e le vicende sessuali atipiche della vita gay milanese ce ne passa.
Da sesso era impossibile non passare a un altro argomento perfetto per il primo appuntamento: le droghe. Il tema spunta fuori parlando delle vicende sessuali tipiche della Milano gay, dato che spesso la gente fa uso di alcune sostanze per amplificare la propria esperienza libidinosa. Con una gran nonchalance, dietro cui si cela una curiosità a dir poco investigativa da parte mia, gli chiedo come se fosse la cosa più ordinaria del mondo: “Ma tu fai uso di droghe?”.
In un primo momento mi guarda con sospetto, come se volesse capire se dietro la mia domanda si nasconde il desiderio di giudicarlo o solo una banale curiosità. Si ferma qualche secondo e poi mi dice “Ne ho provate alcune in passato”. Da questo momento in poi assume l’aria saggia tipica di un professore universitario e inizia l’elenco di droghe da lui provate, accompagnate da una puntigliosa spiegazione degli effetti. Arrivati alla terza droga la mia espressione era qualcosa del genere…
Non sarei mai in grado di rispiegare tutto quello che ho sentito, ma posso fare un breve riassunto delle cose principali che è bene sapere e che ho scoperto (dato che io non faccio uso di droghe sembrerò sicuramente molto ingenuo).
Il GHB, noto anche con l’affettuosa abbreviazione “il G”.
E’ noto anche come la droga dello stupro. Cosa ti succede? Oltre a farti sentire bene ed euforico, aumenta un sacco il desiderio sessuale…in pratica ti faresti qualsiasi cosa ti trovi davanti. Il giorno dopo non ti ricorderai nulla però. Quindi è pericolosissimo perchè potresti ritrovarti a fare sesso non protetto. E’ liquido, incolore e inodore, basta qualche goccia in un bicchiere d’acqua: quindi la gente può mettertelo nel bicchiere senza che tu te ne accorga, infatti ci sono stati tanti casi di cronaca in passato di donne che venivano stuprate dopo aver bevuto a loro insaputa il G sciolto nel bicchiere da qualche malintenzionato (non bevete mai dai bicchieri degli sconosciuti!). E’ molto pericoloso se assunto con gli alcolici, rischi di finire al pronto soccorso. E’ per quello che quindi in discoteca vedete spesso ragazzi (generalmente quelli muscolosi a petto nudo) che bevono solo acqua: non perchè siano super salutisti che stanno attenti alla dieta anche quando vanno a ballare, ma perchè stanno assumengo il G.
Poi c’è l’MDMA. No, non è l’album di Madonna. Cioè…è anche quello. Ma in realtà nell’accezione originaria si tratta di una droga, quella che più comunemente viene definita ecstasy. Ti manda su di giri, però a differenza del G non ti fa venire quella pazzesca voglia di sesso. E’ una polvere oppure in piccoli pezzettini di carta che vengono chiamati cristalli. Invece mi spiegava che la cocaina se usata in piccole dosi fa allungare le prestazioni sessuali.
Partiamo dal presupposto che non giudico nessuno, però bisogna evitare tutte queste cagate perchè ti spappolano il cervello e fanno malissimo all’organismo.
Il tipello dell’appuntamento da quanto ho capito ha usato droghe in passato, adesso gli capita solo raramente. Almeno così sostiene. Però sentirglielo dire un pochino mi mette tristezza. Guardo quei begli occhioni scuri e mi dispiace, è un ragazzo che sembra avere tutte le cosine a posto, carne da fidanzamento… perchè fare delle cagate del genere? Non è già abbastanza bello il sesso “al naturale” anche senza droghe? Non so cosa pensare, però lui è carino e di sicuro non voglio precludermi di rivederlo solo perchè ha fatto qualche errore in passato.
Mi accompagna alla bici. Ci salutiamo. Gli metto la mano sul fianco stando a pochi centimetri da lui, sento il suo bel corpo tonico sotto la mia presa. Gli do un bacio sulla guancia, ci fissiamo dritti negli occhi per qualche secondo. E’ ancora lì davanti a me mentre slego la bici, abbasso lo sguardo per aprire il lucchetto e non posso fare a meno di notare un piacevole gonfiore sotto i suoi pantaloncini. Va beh.. vedi che anche senza droghe è possibile divertirsi?
Questo video di William Belli me lo ero perso. Ma merita… una fantastica parodia che prende in giro Jem e le Hologram e Unconditionally di Katy Perry.
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Vi ricordate la storia del pansessuale? Ne avevo parlato in questi due post: Innamorarsi di un pansessuale? [PRIMA PARTE] e Innamorarsi di un pansessuale [SECONDA PARTE]. Per farla breve: avevo incontrato quello che sembrava il ragazzo da fidanzamento. Peccato che alla seconda uscita ho scoperto che non solo si fa pure le donne, ma anche i trans. Insomma, gli mancano solo i marsupiali. Quando me lo ha detto questa è stata la mia espressione.
Mi sembrava abbastanza per disorientarmi e farmi crollare l’ormone. Ma visto che se non tocco il fondo io proprio non ce la faccio a fermarmi, stasera dopo due mesi alla fine siamo usciti nuovamente. Mi sono detto: vediamo che succede… non può mica andare peggio dell’ultima volta. Povero illuso.
Infatti c’è di peggio. Perchè è stato lui a chiedermi di uscire, ma non come farebbe una persona normale, cioè con una telefonata o un messaggino. No. Mi ha invitato a uscire inviandomi su Whatsapp una nota vocale. Sapete cos’è? Per i pochi dinosauri che non ne sono al corrente: in pratica ti registri mentre parli e poi invii la registrazione tramite un file audio su Whatsapp. Chi può ricevere un invito per un appuntamento di tal genere? Solo un individuo che incarni la quintessenza della sfiga ai tempi degli smartphone. Eccomi, quello sono io.
Ho sempre ricevuto con un certo sospetto le note vocali dagli amici, quando le ricevo riesco a far passare anche diverse ore senza ascoltarle perchè le trovo una cosa agghiacciante. Ma mai prima d’ora mi era capitato che un tipello mi invitasse ad uscire con un messaggio registrato. Lo trovo fuori luogo come se mi mandasse un piccione viaggiatore. E sapete qual è la cosa peggiore? Che alla fine ho detto di sì.
Mi invita per una birra. Rilancio proponendo quattro passi e un gelato. Mi porta in un posto carino. Ci sediamo e parliamo del più e del meno. Più va avanti la conversazione e più mi rendo conto che fisicamente me lo ricordavo molto più attraente. Più va avanti la conversazione e più mi rendo conto che abbiamo poco in comune. Più va avanti la conversazione e più mi rendo conto che non ho voglia di combinare nulla con lui, preferisco tornare a casa. Ma dopo due mesi che non ci vediamo mi sembra doveroso stare un po’ più di tempo insieme.
Facciamo quattro passi. Chiacchieriamo di viaggi, case, … conversazioni che potrei fare con un qualsiasi estraneo. Fino a quando tira fuori il lato intrigante della sua personalità. Mi racconta della sua esperienza in serate bisex di alcuni locali milanesi. Ebbene sì, perchè a Milano ci sono locali che fanno serate a sfondo sessuale in alcuni circoli gay privati, questi locali vengono in genere chiamati “cruising”. In genere la clientela è al 100% maschile, eccetto alcune serate in cui è consentito l’accesso anche alle donne.
Sapevo dell’esistenza di queste serate, ma ho sempre pensato che non ci andasse nessuno, soprattutto se di sesso femminile. Ma il mondo è bello perchè è vario, dicono. Infatti a quanto mi racconta alcune donne ci vanno. Ma quali? Mi chiedo io. Mi spiega che sono donne curiose ed esibizioniste che vanno con il proprio uomo per farsi guardare da altri maschi mentre fanno sesso col proprio compagno. Che poi mi chiedo: ma non possono andare in un locale di scambisti per etero?
Mi dice addirittura di aver visto alcuni ragazzi effemminatissimi che di fronte a una donna nuda si sono gettati ai suoi piedi e hanno iniziato a …uhm, come posso dirlo senza essere volgare… assaggiarne come se non ci fosse un domani. Lui in genere è curioso, solo che alla fine nonostante sostenga che a lui la patata non dispiace si sente un po’ bloccato verso il gentil sesso quando si tratta di quagliare. Il mio commento è lapidario: “Forse perchè in realtà non è esattamente quello che ti piace”. Lui risponde dicendomi che non gira tutto intorno al pene come pensiamo noi gay, perchè “…oltre al pisello c’è di più”.
Non lo so. Nonostante questa sua stranezza un po’ continui a intrigarmi, alla fine rimango bloccato. Dopo aver camminato un po’ mi rendo conto che si è fatto tardi. Ci salutiamo. Siamo in mezzo alla strada. A due metri da noi c’è una ragazza che parla al cellulare. Faccio per baciarlo sulla guancia. Mi ferma tenendomi il fianco con la mano e mi stampa un bacio in bocca. Le sue labbra sono morbide, fresche. Per un attimo vorrei cedere e far durare quel bacio di più. Ma poi mi stacco. Lo guardo negli occhi. Mi dice che vorrebbe rivedermi presto. Rispondo che non mancherà l’occasione. Mi volto e mi incammino verso casa.
Rieccheggiano ancora nella mia testolina le sue parole “…oltre al pisello c’è di più”. Non riesco proprio a capire come possa provare attrazione sia verso il pisello sia verso la patata. Continuo a sentire dentro la sua voce che le ripete senza sosta… fino a quando la mia mente malata fa un collegamento mentale agli anni Novanta, ai tempi di Jo Squillo e Sabrina Salerno che cantavano Donne, oltre le gambe c’è di più. E vedo subito tutto con occhi diversi: Caro pansessuale, forse hai ragione, oltre al pisello c’è di più. Ma a me il pisello basta, tieniti pure tutto il resto. Questa volta mi sa che è davvero l’ultima che ci vedremo. Forse…
E’ successo: ci siamo rivisti. Parlo di Martino*, il ragazzo per cui avevo preso una sbandata lo scorso inverno e che, con la mia solita fortuna, dopo poche settimane di frequentazione è andato a lavorare dall’altra parte del mondo. I am a lucky man.
E’ tornato qui in Italia per lavoro un paio di settimane, rimarrà qui ancora qualche giorno. Proprio ieri alla fine siamo riusciti a vederci. Non sapevo cosa aspettarmi, se un appuntamento da scopata o un primo appuntamento o qualcosa di più simile a un’uscita tra amici.
Arrivo con un po’ di anticipo all’appuntamento. Lo vedo uscire dalla metropolitana. Mi fa un effetto strano: è come se vedessi per la prima volta un tipo che non ho mai incontrato prima e tra me e me dico “Che carino”, ma al tempo stesso dopo pochi istanti riconosco quei lineamenti e lo sguardo che mi avevano colpito la prima volta e mi sembra che non sia passato poi così tanto tempo.
Abbiamo fatto una passeggiata al parco sorseggiando una birra, ci sediamo su una panchina. Mi racconta come sta andando la sua esperienza. E’ felice della sua scelta, sta bene là.
Ad un certo punto gli dico che mi son sempre chiesto come mai abbia deciso di andare così lontano, cosa che in effetti continuo a domandarmi quando penso a lui. In effetti mi ha sempre detto che voleva cambiare aria e che Milano gli stava stretta, però non si è mai sbilanciato di più. Sapevo che non era solo questo. Parlando ad un certo punto dice “Dopo diversi anni di relazione qui a Milano, quando è finita mi sembrava di non avere più nulla qui. Mi hanno proposto di andare all’estero a lavorare e avrei accettato qualsiasi destinazione”.
E qui allora capisco la verità, quella verità che mi ero sempre immaginato e che non mi aveva mai detto esplicitamente: stava scappando dal passato ingombrante di una relazione finita male. Saperlo mi fa uno strano effetto, ma non capisco quale: non so se sapere questo sia un sollievo o se mi dovrebbe far sentire peggio. Sento solo di essere stato per lui una meteora di passaggio che gli ha tenuto compagnia durante il conto alla rovescia verso la sua nuova vita lontano da qui.
Decidiamo di cenare insieme. Andiamo in uno di quei posti dove si mangia bene, si spende poco, il servizio è tremendo e ti ritrovi al tavolo appiccicato a degli estranei. Le classiche cose che fanno tendenza a Milano. Chiacchieriamo, beviamo un paio di bicchieri di vino, mangiamo bene. Scherziamo e ridiamo. Mi rendo conto sempre di più quanto sia diverso dal classico ragazzo che puoi conoscere a Milano, così particolare, carino, anche se un po’ chiuso e corazzato verso l’esterno, verso una persona come me, lui sa che ho un debole per lui. Mi sembra che la serata proceda bene. Ma ho sonno, anche lui ha l’occhio stanco.
Mi chiedo se ho voglia di invitarlo a casa. Non lo so. Mi andrebbe ma ho troppo sonno e so che potrei non godermi quei momenti insieme come vorrei. Nessun approccio o riferimento vagamente porcelloso nè da parte mia nè da parte sua. Usciamo dal ristorante e camminiamo verso la metro. Arriviamo all’ingresso. Ci fermiamo un momento. Lui mi saluta con un vago “Ci vediamo presto”. Io non propongo nè di venire a casa mia nè di rivederci con più calma prima della sua partenza.
“Ci vediamo presto”. Questo è il modo in cui mi saluta dopo non esserci visti per sei mesi e aver passato una piacevole serata. Tutto qui. Cosa sta dietro a queste parole? Cosa significano? La mia espressione quando ho sentito tali parole temo sia stata la seguente…
Vuol dire che mi ha dato il contentino concedendomi una piacevole serata perchè sono stato io ad invitarlo? Forse, come è tipico di lui, non ha fatto la prima mossa per portare la serata al “livello successivo” e si aspettava che la facessi io, che invece non mi sono sbilanciato? E’ stato bene con me ma non abbastanza? Ha un fidanzato dall’altra parte del mondo e non potrebbe andare oltre con me? Gli piaccio ma non avrebbe senso andare oltre perchè viviamo in due angoli del mondo diversi? O semplicemente non gli piaccio abbastanza?
Non ho queste risposte. Non posso di certo chiedere a lui di darmele. E allora mi consolo ascoltando la canzone della prima sera in cui sono andato a casa sua (raccontata nel post La prima cena: offro io o offri tu? Paranoie da appuntamento), la sera che mi ha detto che probabilmente sarebbe partito nel giro di poco tempo. Una canzone che ben si addice allo stato d’animo che provo quando penso a lui.
* Il tipo per cui ci ero rimasto sotto lo scorso inverno, ne ho parlato in ordine cronologico nei post Panico da “pre-appuntamento”, Rivedere un ragazzo dopo una one night stand e di striscio in Venerdì sera e l’orgasmo mancato, Come inizia la settimana? Ricordi da strip chess. E poi anche in La prima cena: offro io o offri tu? Paranoie da appuntamento, Bilancio del week-end: Confuso e Felice, Il bacio che mi dovevi, E l’amaro in bocca in questo autunno dolciastro e infine in Tre cose che non sono andate come dovevano a dicembre
Oggi leggo Chi. Incappo in questo articolo su Vittorio Brumotti…ed è subito fantasia erotica da azzeramento salivare. Per chi non sapesse chi sia: è un campione di bike, diventato prima personaggio televisivo grazie alla sua partecipazione a Striscia La Notizia e adesso anche uno di quei VIP da rivista gossip grazie alla sua figaggine e alla relazione con la ex Velina Giorgia Palmas. E quando dico figaggine intendo addominali scolpiti nel marmo, corpo coperto di tattoo tamarissimi e faccia barbuta da uomo che non deve chiedere mai.
Nell’intervista rilasciata a Chi parla della sua relazione con la Palmas e dei suoi tatuaggi. In particolare di uno a cui non riesco più a smettere di pensare: si tratta di un tatuaggio sotto l’ombelico (per essere meno fini: sopra l’uccello) in cui, annidato tra foreste di tribali, spicca la scritta “Quando quieres” (tradotto in italiano: “Quando vuoi”), con aggiunta sotto di un simpatico Hello Spank. Ora…provate a immaginarvi di aver la fortuna di conoscerlo meglio e ritrovarvi questa opera d’arte a due centimetri dai vostri occhi. Vi passerebbe la poesia? Probabilmente no.
Chissà invece se è passata a Giorgia Palmas, dato che, dato che dopo essersi fidanzato con lei, il bel Vittorio ha deciso di aggiungere subito sopra il nome della sua compagna, trasformando così la scritta in “Giorgia, quando quieres” (tradotto: “Giorgia, quando vuoi”).
Una domanda sorge spontanea: si tratterà di un gesto di amore per marcare la sua appartenenza esclusiva alla Palmas o un raffinato invito alla compagna poco incline alla fellatio?
Ma la vera domanda è questa: là sotto…Hello Spank sarà in compagnia di una grande sorpresa?!
Nessuno può saperlo. L’unica cosa che ci rimane da fare è ammirare questa carrellata di addominali di Vittorio Brumotti (prima dell’aggiunta del nome Giorgia) per dimenticarci per qualche minuto di tutto il mondo intorno. Perchè questo sì che è un uomo!
Dopo anni di assenza (o magari hanno fatto un sacco di robe e mi sono sfuggite tutte quante), tornano i Vengaboys… Sono ormai lontani i tempi in cui saltellavo al ritmo di Bum Bum Bum I want you in my room, We are going to Ibiza e Up and Down, ma fa piacere ritrovarli.
Ecco il loro nuovo video, 2 Brasil, lanciato in occasione dei mondiali, a cui è seguita subito una capezzoluta parodia. Riusciranno a farci sgambettare in pista anche questa volta? Contando che l’Italia è già fuori, direi anche no.
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Gentilmente prestato da http://blondissime.blogspot.it/
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Una bella scoperta: il blog Te lo dice Belen. Una parodia delle foto che Belen Rodrigue posta su Instagram creata da chissà quale genio. Un ottimo antidoto per scacciare il cattivo umore e fare due risate. Se avete voglia di dare un’occhiata, lo trovate qui: telodicebelen.tumblr.com
Perchè essere fica non è uno scherzo. Ecco qui sotto un gustoso assaggio.
Un bellissimo fake su Valerio Scanu direttamente da Hornet….un’app tipo Grindr.
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Gemelle separate dalla nascita oppure MILF stagionate con un chirurgo estetico in comune? Questo è il dilemma. Mi rendo conto dell’incredibile somiglianza tra le due quando vedo questi scatti della Santanchè che rimane col culo di fuori mentre fa le scale a causa di una gonna troppo corta (notare la boccuccia di classe nella foto a sinistra please). Immagine rivoltante.
Provate a scorrere velocemente le foto foto di questa gallery e provate a indovinare quando si tratta di Maurizia o di Daniela. Tanto si assomigliano che è facile sbagliarsi.
Basta far scorrere il mouse sulla foto e comparirà la risposta corretta. E il fatto che un nostro politico somigli così tanto a una icona del porno dovrebbe farci riflettere.
Un episodio che mi è successo questa sera mi ha fatto riflettere molto profondamente su una cazzata inutile cosa interessante. Avete presente la teoria dei sei gradi di separazione? In pratica in base a questa teoria qualunque persona può essere collegata a qualunque altra persona o cosa attraverso una catena di conoscenze e relazioni con non più di 5 intermediari.
A partire da questa teoria, ho elaborato a mia volta un’ipotesi che ripercorre i sei gradi di separazione tra i gay in chiave sentimentale o da accoppiamento.
Mi spiego meglio. In base alla bellezza però (viva la superficialità). Si può rientrare in uno dei sei livelli in base al tuo aspetto fisico. Nell’ordine: mostro, normalmente brutto, normale, carino, manzo, strappamutande.
A seconda del livello specifico in cui rientri, sei destinato a fidanzarti o copulare per una strana legge non scritta della natura con uno che rientra nel tuo stesso livello. Oppure al massimo con uno che rientra nel livello subito sopra (che culo!) o in quello sotto (che sfiga).
Ecco la descrizione dei sei livelli che ci può aiutare a interpretare il mondo che ci circonda.
PRIMO LIVELLO: i mostri
Sono quelli che quando passano ti giri. Ma dall’altra parte. Infastidisce già solo quando rientrano nella traiettoria del tuo sguardo. Perchè non solo sono brutti, ma proattivamente si peggiorano.
Giusto per dare un’idea, fanno parte di questa categoria personaggi come i “riporto a più non posso”, cioè quegli uomini a cui è rimasto solo un ciuffo di capelli alla base della nuca, ma che riescono a utilizzarlo tramite strane soluzioni architettoniche per coprire l’intera superficie del capo.
Ma le sottocategorie specifiche sono numerose, questa l’ho descritta solo per fornire un esempio che possa far capire di che personaggi stiamo parlando.
SECONDO LIVELLO: i normalmente brutti.
Sono quelli che alla fine non ci possono far nulla: sono nati cessarelli ma alla fine non è colpa loro, semplicemente sono arresi alla propria bruttezza. Ma questo non vuol dire che abbiano altre qualità. Ma almeno, a differenza del livello dei mostri, non fanno nulla per peggiorarsi.
Se qualcuno ti chiede “Com’è quel tipo?” e tu non riesci a commentare altro se non “Normale, niente di che”, allora sei di fronte a un esemplare di questa categoria.
Non li noti perchè si mimetizzano nell’ambiente circostante, tipo un camaleonte.
Sono quelli che quando li vedi non ci fai nemmeno caso, non ti soffermi a guardarli e dopo due secondi te ne sei già dimenticato.
QUARTO LIVELLO: i carini.
Son graziosi, piacevoli da guardare… hanno un aspetto gradevole, magari un particolare molto carino (occhi, fisico, sorriso,…), ma hanno anche in genere qualche difetto o limite che non permette loro di rientrare nella categoria superiore.
QUINTO LIVELLO: i manzi.
Son quelli che quando li vedi su Grindr hanno delle foto da book da agenzia di moda.
Quelli che di addominali non ne hanno 6, ma 8. Quelli che han fatto tanto di quello sport da sembrare una statua greca. Quelli che in discoteca aspettano al massimo trenta secondi prima di levarsi la maglietta. Quelli che fanno i go go boy nei locali… insomma quelli che tutti vorremmo farci.
Ma lasciamo momentaneamente da parte l’ultima categoria.
Di solito succede che ti accoppi con uno della tua stessa categoria o di una attigua: se sei normale ti metti con un carino o uno brutto; se sei uno normalmente brutto ti vedi con un mostro o con uno normale; etc etc… quasi mai capita che un mostro vada con un bel ragazzo perchè le categorie son troppo distanti. A meno che il mostro sia ricco. Ma questo è ben altro discorso.
Io penso di potermi collocare tra i carini. Lo dico senza falsa modestia. Sono sempre piaciuto ai tipelli, quindi ogni tanto ho anche azzardato l’approccio con qualche manzo con successo e reciproca soddisfazione. Ma quello che mi è successo oggi è oltre ogni limite, sono incappato in una vera rarità, più preziosa del tesssssoro del Signore degli Anelli. C’è una categoria infatti che va al di là del manzo, rappresentata da ben pochi esemplari umani, è la sesta categoria: lo strappamutande.
In genere non è difficile riconoscerlo: è quello che sembra l’incarnazione di Gandy (e intendo David, non Mahatma) o di Brad Pitt (da giovane intendo, non da quando sta con Angelina).
Quando passa, tutti si girano a guardarlo. Quando lui è nei dintorni, sembra che il tempo si fermi. Quando ti rivolge la parola (per qualche fortunato motivo), aspetti un minuto prima di rispondere perchè per un attimo hai dimenticato chi sei e dove ti trovi.
Quando muove il capo o si mette le mani tra i capelli, sembra che abbia una tecnico della luce che sposta il sole apposta per far sì che i riflessi lo bacino come su un set cinematografico. Sembra che i vestiti siano stati pensati per lui e gli siano stati cuciti addosso. Ma soprattutto: quando ne vedi uno, senti un brivido che ti scorre dal cervello fino alle mutande e là sotto ti si risveglia tutto…ed è per questo che si chiamo gli strappamutande.
Ebbene sì, stasera sono uscito con uno di questi esemplari. Ci eravamo scambiati il numero su Grindr e già avevo capito che era davvero stupefacente e che stavo rischiando di uscire con uno assolutamente fuori dalla mia portata, ma mi son chiesto: “Cosa ho da perderci?”. Ci accordiamo per fare due passi in centro.
Vedermelo davanti di persona quando ci siamo presentati mi ha fatto azzerare la salivazione. Una bellezza che non potrei definire con un altro temine, se non “invadente”, perchè non c’è nulla da fare: mentre ti parla non puoi fare a meno che ripeterti quanto sia bello. Ogni istante che passa in sua compagnia noti qualcosa di nuovo e stupendo in lui che prima non avevi ancora notato. Perchè è tutto bello.
Tra l’altro in questo caso mi sono imbattutto in un ragazzo che ha anche carattere, quindi non una di quelle fighe lesse tipiche milanesi che ti parla solo di palestra, vestiti e di come puoi evitare gli accumuli adiposi anche sui lobi delle orecchie.
Non appena ci siamo presentati ho sentito un senso di disorientamento come quando sono arrivato la prima volta a New York e mi son chiesto dove sono e cosa ci faccio qui. Dopo 30 secondo mi son detto: “Ma che stiamo a perder tempo a fare?”, tanto è talmente evidente che siamo su due livelli diversi che non ha nemmeno senso andare oltre.
Ci eravamo detti di stare insieme una mezz’ora perchè poi entrambi avevamo un altro impegno. Lui, invece di darsi alla fuga dopo un minuto con qualche scusa, è rimasto con me per fare quattro chiacchiere. Educato e garbato. Un po’ asciutto e sicuro di sè. Non esattamente il genere di personalità che mi fa impazzire, ma sicuramente una persona di carattere che sa quello che vuole.
Io ero completamente in soggezione, non sapevo che dire…mi sentivo un pesce fuor d’acqua e non son riuscito a tirar fuori nessuno degli aneddoti da primo appuntamento che di solito uso per rompere il ghiaccio. Di sicuro non ho brillato per simpatia. E’ stato un incontro in cui non è scattata nessuna chimica, che non mi ha lasciato qualcosa che vada al di là della enorme scarica ormonale causata dalla sua bellezza. Ma anche questa non è mica robetta da poco.
Alla fine la mezz’ora è passata, ci siamo salutati, lui mi ha concesso un sorriso. Quel sorriso di chi ha già deciso…come diceva Gianluca Grignani. Quel sorriso di chi ha già deciso che non mi richiamerà manco a morire! In questo caso, la mia prova che la legge dei sei gradi di separazione di bellezza funzioni davvero penso di averla avuta…. non rischiate anche voi!
Manca meno di un mese al Pride di Milano. Lo scorso anno è stato davvero fantastico… almeno per quello che mi ricordo dopo i prolungati festeggiamenti dall’elevato tasso alcolico.
Perchè alla fine per me è stata una festa e l’ho vissuta come tale, con un bicchiere di troppo e i miei più cari amici in Corso Buenos Aires durante la parata, il discorso di Pisapia che non ho ascoltato, tutta la gente intorno che non aveva paura di mostrarsi per quello che è, a volte un po’ esagerati va beh… ma almeno una volta all’anno potremo pure permettercelo, no?
Ecco il sito ufficiale con tutte le informazioni http://www.milanopride.it e qui sotto il video ufficiale contro l’omofobia realizzato per l’occasione…ad un certo punto uno dei protagonisti dice di essere pansessuale, cosa che mi ha fatto tornare in mente la mia ultima avventura col tipo pansessuale che poi non ho più voluto rivedere (ecco qui il post in cui ne parlavo). Che poi alla fine magari lo rivedrò, chissà…
E giusto per la cronaca, come volevasi dimostrare, alla fine il bel manzetto con l’addominale scolpito e quattro neuroni (ne avevo parlato in Allacciate le cinture e la domenica del six pack) si è fatto sentire in questi giorni dopo quasi due mesi… non per un invito galante, ma per vedersi una di queste sere in giro… comunque mi ha cercato. Io me l’ero già dimenticato in pratica, quando ho visto il suo messaggio la mia reazione è stata qualcosa del tipo:
Come dissi dopo esser uscito con lui:
Non so, ho come l’impressione che per quanto mi piaccia fisicamente potrei anche fare a meno di farmi risentire da lui. Ma sono sicuro che sarà lui a cercarmi nuovamente, non so come faccio a dirlo ma è così. Da una parte mi sento attratto e ha una genuinità e una tenerezza che mi attirano, dall’altra mi rendo conto che non potrei passarci così tanto tempo perchè abbiam ben poco in comune.
D’altra parte, più sono sbagliati e più ti ronzano intorno.
Quando ho sentito questa cosa a Quelli Che il calcio, mi sono detto: “Se Raffaella Fico fa una canzone, allora io voglio fare un figlio… con Balotelli.”
Palesemente copiato ispirato dalla musica stile R&B di Beyonce e delle sue compari chiappone, ecco un brano di cui nessuno avrebbe mai sentito la mancanza. Prodotto dal fidanzato della Fico, Gianluca Tozzi (il figlio di Umberto), che guarda caso nella vita fa proprio il produttore musicale, lo trovate qui sotto per deliziare le vostre orecchie con cinque minuti di insulsa banalità.
E visto che sono democratico, lascio spazio anche a un’accurata recensione positiva del brano fatta da Issima91
Non avevo ancora avuto modo di sentire la canzone dell’artista che ha vinto l’Eurovision Festival di quest’anno: Conchita Wurst. No. Non è la donna barbuta del circo. Si tratta invece una cantante/drag queen austriaca che si traveste da donna tenendo comunque la barba (che è pure più comodo).
Dopo Bell Nanthita in Thailandia, ecco un altro caso di “giovani pop star crescono in preda al dilemma: meglio somigliare alla Pausini o a Renato Zero?”. Nel dubbio, c’è chi preferisce non rischiare e sceglie una via di mezzo, come Conchita e Bell.
Ad un certo punto ti rendi conto di essere in quella fascia di popolazione “disperatamente single” che non perde occasione per proiettare in qualsiasi passante o incontro casuale l’opportunità da cui possa scaturire l’ammmore con la A maiuscola e almeno tre M.
Me ne sono tragicamente reso conto oggi. Situazione ordinaria e banale: sono in taxi con un’amica, chiacchiero con lei del più e del meno, il tassista (giovane, carino, abbronzato) vedo che mi guarda dallo specchietto retrovisore e coglie un paio di occasioni per introdursi nei nostri discorsi. Mi piace…. nel tempo che può trascorrere lungo un tragitto da 10 euri mi ritrovo già a fantasticare sul colore delle pareti che potrebbe avere la casa in cui andremo a convivere o di quando sotto la Torre Eiffel mi dirà che mi ama.
E alla fine mi viene in mente la genialata: ma perche non far “inavvertitamente” cadere un mio biglietto da visita sul sedile? Così… per caso. Poi non si sa mai, magari lui ricollega il bigliettino da visita a me, capisce che mi appartiene e trova il modo di farsi risentire. Decido subito di farlo.
E ora sono qui a chiedermi: mi richiamerà mai? E’ un gesto così disperato? Ho bisogno di una sana iniezione di realtà? O semplicemente sono un inguaribile romantico che spera che domani all’improvviso salti fuori l’amore da una così banale casualità? Boh…non lo so. Ma mi sa di sì. E, a dire il vero, me ne importa pure poco o nulla. L’importante è aver pensato che potesse succedere. Poi si vedrà…
E quindi, visto che siamo in tema, rispolvero questa canzone di Cher.
AGGIORNAMENTO DEL 25 LUGLIO. Volete sapere come sia andata a finire? Trovate qui la risposta:Cercasi taxi disperatamente [SECONDA PARTE]
Il gesto disperato di una poveraccia che cerca di far parlare di sè anche se nessuno se la incula. Un’icona gay da eliminare nel firmamento arcobaleno: Iva Zanicchi. Un’intervista vergognosa alla Zanzara su Radio 24 (parte al terzo minuto nel video qui sotto) in cui commenta il fatto che in una scuola è stato fatto leggere un libro sulla storia di una ragazza figlia di genitori gay e vittima per questo di bullismo. Ecco le sagge parole che escono dalla sua bocca dal minuto 24.00:
“Gli insegnanti che hanno introdotto il libro devono essere licenziati, devono fare la fame. Li prenderei a calci nel culo per tutta la piazza del Vaticano.”
“Quella cosa dolciastra gliela vomiterei in bocca. E poi gliela farei ingoiare. Insieme al mio vomito”
Non risparmia nemmeno luoghi comuni e banalità su stranieri e politica e e poi rifila per l’ennesima volta il ritornello di Zigara, giusto perchè è l’unica cosa del suo percorso artistico che la gente si ricorda, eccetto forse quando faceva girare la ruota ai concorrenti di OK, il prezzo è giusto.
D’altra parte, cosa ci possiamo aspettare da una poveraccia che faceva finta di cagarsi addosso in TV?
Qualche giorno fa avevo iniziato a parlare di questa vicenda nel post Innamorarsi di un pansessuale? [PRIMA PARTE], sì…perchè come potete intuire dal titolo se le cose non sono strane a me non piacciono proprio. Ecco quindi come è andata avanti la faccenda.
Dove eravamo arrivati? A quando ho salutato il tipello fichello con un limone sotto casa mia, per la precisione all’angolo dove batte la prostituta dalle scarpe favolose.
Lui mi ha lasciato il suo numero, ma non ha il mio (queste strategie da Cioè le ho indelebilmente tatuate nel mio DNA). Il tempo di salire a casa e non resisto alla tentazione di mandargli un messaggio di buonanotte. Primo test: se non mi risponde, ho già capito che è tempo perso. Invece dopo due minuti arriva la sua risposta, perfetto! Posso dormire sonni tranquilli.
Il giorno dopo ci scambiamo qualche messaggino, ma non ci vediamo dato che lui è fuori Milano. Il giorno dopo ancora continua lo smessaggiamento, ma questa volta sono io fuori città. Arriviamo alla domenica e finalmente riusciamo a organizzarci: ci vediamo per fare quattro passi.
Passeggiata piacevole, nonostante il vento freddo e il cielo grigio. Arriviamo sotto casa sua, mi chiede se mi va di fare un salto di sopra così mi mostra l’appartamento… so che potrebbe suonare come una scusa tipo “Se vieni di sopra ti mostro la mia collezione di farfalle”, ma in realtà avevamo parlato un sacco delle case da acquistare a Milano e l’invito era perfettamente plausibile.
Tempo cinque minuti di visita panoramica all’appartamento e mi ritrovo già a testare l’attrazione principale del luogo: la camera da letto. Le cose vanno con lentezza tra una chiacchiera e l’altra, non mi ritrovo certamente a vivere una scena in stile Nove Settimane e Mezzo (mi viene la nausea ogni volta che la vedo), ma mi piace così: atmosfera romantica, rilassante, un vero idillio che faccio fatica a credere sia vero, mi sembra tutto perfetto finalmente.
Ci accarezziamo rimanendo vestiti e arriviamo all’argomento di conversazione cruciale: SESSO E AMORE. La temperatura si alza velocemente. Parliamo delle esperienze passate, di situazioni bizzare e divertenti che ci son successe, del comportamento dei ragazzi a Milano che una sera sembrano amarti alla follia e quella dopo stentano a salutarti, delle storie con ex fidanzati. A quel punto lui mi dice di esser sempre stato single, mentre i suoi amici si stanno sposando tutti. Scherzando commento: “Va beh… non c’è fretta, tanto non sarebbe nemmeno legale sposarti adesso in Italia”.
E così, con infinito candore, lui se ne salta fuori con queste parole: “In realtà non proprio, io non ho mai smesso di farmi le donne”. Fingo senza successo di non sembrare sorpreso nè stranito dalla cosa, come fosse ordinaria amministrazione, in realtà devo aver fatto una faccia tipo questa qui sotto…
L’IDILLIO FINISCE. Si interrompe bruscamente la melodia di arpe suonate da putti riccioluti e svolazzanti intorno al letto. Riscendo agli inferi sul nostro pianeta Terra, proprio lì, nel girino dei sodomiti. Dentro sento un tuffo al cuore, non so perchè, ma comincio a rosicare: sembrava tutto così perfetto, lo sapevo che doveva esserci qualche magagna sotto. Ma pensavo che magari lui celasse qualche difetto sormontabile, tipo un’enorme voglia a forma di falce e martello sulla natica (magari a sua mamma piaceva prenderlo da dietro dai comunisti) oppure un terzo capezzolo sotto l’ascella destra. Tutto avrei potuto dire, ma questo non me lo aspettavo proprio.
Con nonchalance indago avidamente in cerca di maggiori dettagli, gli chiedo quanto di frequente gli succeda di andare con le donne, cosa gli piaccia farci…per capire se è uno scherzo o un bluff (non si sa mai). Lui mi dice che trova la vagina molto bella. Ripeto: TROVA LA VAGINA MOLTO BELLA. Capito? VAGINA = BELLA. E lo dice a me, che la cosa più simile a una vagina che ho visto recentemente è il mouse rosa della mia collega e che di tale organo non sono munito.
In quel momento il mio più grande desiderio è che i timpani mi implodano. Ormai sono rassegnato. Ma alla fine decido di prenderla con filosofia e mi dico che di sicuro peggio di così non potrebbe andare.
Ed è proprio quando son così certo di aver toccato il fondo che lui rincara la dose: “Mi è capitato anche di andare con dei trans. Potrei dire di essere pansessuale”. Avete presente il rumore che può fare un servizio di piatti che si sfracella a terra da due metri di altezza. Questo è il rumore che ho sentito dentro il mio petto in quel istante. Ma non mi basta, decido di volermi far del male fino alla fine e gli chiedo che cosa lui ci abbia fatto con trans, in quali situazioni, … però quando inizia a spiegarmi tronco subito il discorso. So che non porterebbe da nessuna parte soddisfare questa morbosa curiosità.
Fino a pochi minuti prima immaginavo di essere sdraiato a letto con la versione del terzo millenio del Principe Azzurro in chiave gay: bello, maschile, educato, piacevolmente simpatico. Adesso mi sembra invece di avere al mio fianco il figlio illegittimo di Marrazzo. Mi rendo conto che è ora di tornarmene a casa mia.
Ma io mi chiedo: non è possibile trovare un sano omosessuale con la testa a posto con cui uscire? Già è complicato trovare uno che ti vada bene considerando solo i “gay duri e puri”: perchè infatti ci son quelli attivi, passivi, versatili; e poi i bear, i muscolosi, i fighetti, gli hipster, gli alternativi; gli effemminati e gli insospettabili; i super teen e i maturi; i tossici e gli iper-salutisti… insomma le variabili sono già così tante e la combinazione adeguata è un miraggio, è proprio necessario aggiungere anche le categorie dei bisessuali e, peggio ancora, i “pansessuali”?
Che poi in fondo in fondo faccio già fatica a credere che esistano davvero i bisessuali, perchè secondo me o ti piace la farfallina o il pisellino, non c’è via di mezzo… adesso devo pure aprire la mia mente alla categoria dei pansessuali?
E soprattutto, come faccio a piacere proprio io a uno che va con uomini, donne e trans? Avrò qualcosa di strano? Cosa potrei mai aspettarmi da un tipo del genere: magari che poi mi tradisca con la cassiera del Blanco (chi vive a Milano capisce cosa intendo)? Capiterà sempre più spesso di trovare sul mio cammino personaggi che si definiscono “pansessuali”?
A tutte queste domande non so rispondere. Non so nemmeno se rivedrò il pansessuale. Magari cambierò idea. O magari no. Come diceva Lucio Battisti, lo scopriremo solo vivendo….
La storia continua qui: Pansessuale, oltre al pisello c’è di più
Mi ci voleva proprio una bella canzone che strizzasse l’occhio all’estate.
* #InMyPlaylist sono i post dove raccolgo le canzoni che mi piacciono.
* #InMyPlaylist sono i post dove raccolgo le canzoni che mi piacciono.
Quando faccio una figura di merda e mi sento l’ultimo dei coglioni, ho un antidoto: guardo questo video con Valeria Marini e Simona Ventura che “cantano” (si…diciamo così, cantano tra virgolette) La Isla Bonita e mi rendo conto che avrei potuto rendermi anche più ridicolo.
Sopravvissuto a questo aprile tostissimo, sfortunatamente ho avuto poco tempo per scrivere e in generale per avere una vita normale al di fuori dell’ufficio. Sono però riuscito a limonare con uno in discoteca, realizzando subito dopo che parlava come Malgioglio. Ma sono incidenti che possono capitare (in genere solo a me).
In realtà però oggi voglio raccontare un’altra vicenda su un personaggio che potrebbe continuare ad animare il blog per un po’: il pansessuale. Perchè si sa che più le cose son strane più mi ci ficco. Sarà capitata solo a me una roba del genere o c’è qualche altro sfortunato là fuori che si è trovato in una situazione simile?! Ma andiamo con ordine.
Mesi fa un amico mi aveva presentato questo ragazzo parecchio fichello e così maschile da sembrare etero, mia stessa età. Si è trattato di un incontro lampo di un paio di minuti coi soliti convenevoli, ma a me il tizio era rimasto impresso. Sono passati un altro paio di mesi senza che capitasse l’occasione di incrociarsi nuovamente e non mi andava di chiedere il numero al mio amico che ci aveva presentati… mi sembrava una roba banale e soprattutto non mi sembrava di aver fatto colpo.
Settimana scorsa lo incontro in un localaccio di Milano, non entro nei dettagli del tipo di serata, ma sta di fatto che tanto mi era piaciuto la prima volta che l’ho visto senza nemmeno riconoscerlo. Eppure lui, che la prima volta che ci eravamo presentati non mi sembrava fosse rimasto colpito da me, continuava a fissarmi. Alla fine me lo son trovato di fianco al bancone e abbiamo iniziato a chiacchierare.
Dopo circa 5 minuti, lucido quanto ti permettono di esserlo 5 vodka lemon, ho l’illuminazione ed esclamo: “Ma noi ci siamo già conosciuti! Io sono l’amico di …”. In quel istante anche lui realizza. La cosa consolante è che nemmeno lui si ricordava di me, quindi uno pari palla al centro. Continuiamo a chiacchierare del più e del meno, scopro che abita vicino a me, ogni tanto si crea qualche momento di contatto fisico tra di noi, intanto il locale si svuota.
Mi rendo conto che l’altro mio amico con cui ero lì se n’è bellamente andato senza avvisarmi, chiedo al tipello se lui è in macchina, altrimenti mi chiamo un taxi. Ce l’ha per fortuna! Usciamo, si gira verso di me e mi dice: “Ti va se la apriamo?”. Guardo la macchina e mi rendo conto a cosa si riferisce: è una cabrio.
Uhm… preferirei di no, mi basta un soffio di vento per acchiapparmi la tonsillite e poi il tragitto con tutta quell’aria potrebbe trasformare la mia testa in un residuato bellico degli anni 80 con capello supercotonato.
Ma non mi sembrano motivazioni da poter esporre, quindi mi limito a esclamare: “Ma certo!”. E poi…. diciamoci la verità: lo so che è una cosa tamarra, ma la macchina cabrio fa sempre la sua porca figura. Quando sono salito mi sono sentito per un attimo Julia Roberts in Pretty Woman. Questa sensazione di essere un po’ una squillo poveraccia che va coi tipi dotati di macchinone è diventata ancora più forte quando mi ha lasciato a un centinaio di metri da casa, proprio all’angolo dove in genere c’è la prostituta della via (una bionda mozzafiato con delle scarpre favolose).
Scendo dall’auto e gli dico buonanotte. Lui mi guarda e mi risponde: “Non me lo dai un bacio?”. Nella mia testa parte la colonna sonora del film “Oh Pretty Woman” (cliccate qui sotto e capite subito quale intendo!).
Mi fermo un istante, rifletto sul fatto che mi ritrovo alle 3 di notte all’incrocio di una delle strade principali di Milano e forse limonare in questa situazione non sia la scelta più intelligente delle mia vita e sarebbe meglio evitarlo. Quindi…. tempo un nanosecondo e gli ho già messo la lingua in bocca. Viva la saggezza e la coerenza!
Mi stacco e mi incammino verso casa…e mentre risuonano le note della canzone qui sopra nella mia testolina, immagino di avere una minigonna, tacchi vertiginosi, una pelliccia da teen di quelle che arrivano fino sopra l’ombelico e soprattutto dei lunghissimi capelli biondo platino da far ondeggiare scuotendo la testa come nella pubblicità del Pantene. Ok… qui sto esagerando.
Ad ogni modo, al di là dell’auto, lui mi piace un sacco. Era da mesi che volevo rivederlo ed è successo. Ci siamo scambiati il numero quella sera …. adesso sono stanco e ho bisogno di andare a dormire, ma nei prossimi giorni continuerò il racconto che svelerà il motivo del titolo del post.
La storia continua qui: Innamorarsi di un pansessuale [SECONDA PARTE]
Ecco il video che sta facendo il giro del mondo: la concorrente thailandese dell’edizione locale del noto programma TV che, dopo aver iniziato la sua performance con la voce di Laura Pausini, si è improvvisamente trasformata a qualcosa di molto più simile a Renato Zero. A ognuno la libera facoltà di stabilire in quale dei due momenti sia più maschile.
Sicuramente un effetto strano lo fa, devo ammettere che mi ha sopreso. Quanto mi piacciono queste trashate da prima serata… e quanto mi piace sentire i presentatori che parlano in thailandese!
Rieccomi qui. Riemerso, dopo un paio di settimane di semi-latitanza dovute al ritmo milanese di 12 ore lavorative, tipico dei periodi precedenti ai grandi eventi internazionali per cui la città si riempie di individui che incarnano il peggio degli stereotipi omosessuali, dallo stylist della Fashion Week al designer del FuoriSalone.
Sono sopravvissuto anche questa volta. Infinite giornate di estenuanti nervosismi, in cui la più insulsa banalità sembra un problema insormontabile: il preventivo che sfora di 200 Euro, l’invito che non piace al cliente, i ritardi dei colleghi che devono consegnarti un lavoro…
Ma tutto passa e solo col senno di poi ti rendi conto che avresti potuto fare a meno di incazzarti e prendere tutto più serenamente.
Tutto passa ma tutto rimane uguale.
Il mio coinquilino simpatico che la sera bussa alla porta di camera mia per fare due chiacchiere.
La coinquilina psicopatica che intasa il corridoio con gli stendini carichi di bucati monocromatici (una volta i rossi, una volta i bianchi, una volta i neri, una volta i jeans,…).
Uno dei miei più cari amici che mi invita a cena all’ultimo minuto a casa sua per fare quattro chiacchiere.
L’attesa delle vacanze di Pasqua per fare un viaggetto all’estero con la cricca degli irriducibili di sempre.
Incontrare un tipo che mi aveva fatto il filo (senza che io lo cagassi) mentre passeggia col suo nuovo ragazzo in Corso Buenos Aires e per un attimo chiedersi come sarebbe stato essere al suo fianco invece di quello lì. E avere la certezza che lui avrebbe preferito stare con me.
Rifinire a letto dopo più di sei mesi con un ragazzo che mi piaciucchiava e che, per non ricordo più per quale motivo, dopo il secondo appuntamento avevo deciso di non sentire più.
Ritrovarmi a fare il conto di quanti mesi mancano all’estate per capire quando devo ricominciare seriamente ad andare in palestra prima che l’unica soluzione per non mostrarmi in costume sia quello di prenotare una vacanza last minute in Lapponia.
Avere come al solito una lista di almeno 10 ragazzi con cui mi sono scambiato il numero e, per un motivo o per l’altro, non avere mai modo di uscirci.
Ritrovarmi ancora single nonostante tutto. Perchè tutto passa, ma tutto rimane uguale. E alla fine mi rendo conto che sono felice così, vorrei solo che tutto rimanesse così.
Oh cavoli… mi sembra di aver scritto una cosa in stile “Gli anni” di Max Pezzali. Diavolo, esci da questo corpo! E visto che siamo in tema, ecco questo osceno remake di Jake La Furia…facciamoci del male.